Search
Finanza News
Il problema degli emergenti - 11 Settembre 2015 Sole24Ore
Filippine conviene investire? - Settembre 2015
MutuiOnline - Sole24Ore 6 Settembre 2015
Exor vende Cushman & Wakefield a Dtz - Sole24Ore 3 Settembre 2015
Gm respinge l’idea di fusione con Fca - Sole24Ore 2 Settembre 2015
Debito di un emergente(azienda/Stato) in valuta estera (es: dollari) - SOle24Ore 2 Settembre 2015
Pechino, svalutazione competitiva? - 13 Agosto 2015
Poste italiane - Sole24Ore 12 Agosto 2015
Ocse e crescita italiana - Sole24Ore 11 Agosto 2015
Emergenti, Spagna, Tokyo, Russia - Sole24Ore 8 Agosto 2015
Sole24Ore week-end MY NOTES
Sole24Ore - 15 Luglio 2015
Via le sanzioni in cambio di verifiche periodiche da parte degli ispettori internazionali dell'Aiea.
Una potenza petrolifera quale la Repubblica islamica, con una dote sul medio termine di un 1-1,5 milioni di barili al giorno (mbg) di esportazioni aggiuntive, tornerà effettivamente sui mercati del greggio, è presumibile che ci sarà un effetto deprimente sulle quotazioni del petrolio. L'ampio eccesso di offerta che oggi domina sui mercati, difficilmente svanirà nell'arco di un anno. Sarà difficile che i prezzi del greggio balzino dalle basse quotazioni di oggi ai 120 dollari del giugno 2014.
Certo, quando avverrà è verosimile l'inizio di una caduta dei listini. Ipotesi che allarma i Paesi esportatori, e che invece viene accolta con favore dai Paesi consumatori.
Gli analisti ritengono che possa aumentare l'estrazione di 250-300mila barili al giorno entro la fine dell'anno, per poi salire di altri 250mila nel primo semestre del 2016 e di altri 300-500mila entro la fine dell'anno venturo.
Teheran farà di tutto per esportare quanto prima. Ha bisogno di riprendersi. La sua dinamica economia, ancora dipendente dal settore energetico, è stata messa in ginocchio.
Il rafforzamento del dollaro, ha contribuito al netto ridimensionamento dei prezzi rispetto ai livelli degli anni scorsi. Le sanzioni resteranno in vigore almeno fino a dicembre quando è atteso il rapporto delle Nazioni Unite che certifica il rispetto dei patti da parte della Repubblica islamica. E anche per allora non è detto che ci sarà lo sblocco dell'export. Secondo Goldman Sachs ci vorrà almeno un anno di tempo perché si riattivino le vendite.
Il Brent inizialmente ha registrato un deciso ribasso (-2%) salvo poi recuperare quota e invertire la rotta aiutato in questo anche dal dollaro debole. Stesso copione per le azioni delle società petrolifere.
Società come la norvegese Statoil o la francese Total e l'italiana Eni erano attive in Iran prima delle sanzioni e si preparano a tornare.
Chi beneficierà maggiormente di questa situazione e dalla potenziale ripresa degli investimenti, sarà probabilmente il comparto della fornitura e dei servizi di trivellazione. L'Iran - fa sapere Saipem - è da sempre un Paese di forte interesse per noi. Qualora le sanzioni venissero tolte, Saipem ha tutte le tecnologie e le competenze da mettere a disposizione dei propri clienti. Ieri le azioni della società hanno guadagnato l'1,43% con una delle migliori performance sul paniere Ftse Mib.
L'export italiano può fare il balzo.
Con il ritiro delle sanzioni in Iran, le imprese italiane inseguono un recupero significativo nell'interscambio commerciale con Teheran. Sace prevede quasi 4 miliardi di euro di export nel 2018 a fronte del miliardo registrato nel 2014.
L'Italia era il primo partner economico e commerciale nell'epoca antecedente alle sanzioni: prodotti e know how sono ancora molto apprezzati. Prospettive concrete anche nell'automotive e nei trasporti.
Biotech, asse Malesia-Italia
La Malesia, secondo Stato dopo la Cina a dotarsi di un piano nazionale per la bioeconomy, investe in media l'1,07% del Pil in ricerca e sviluppo. Il governo punta a salire al 2%. Ma il gruppo delle aziende più innovative del biotech già sono al 6% del fatturato. Il Paese è a caccia di partner internazionali.
Banco Popolare e Banca Popolare dell'Emilia Romagna accelerano sul fronte del risiko bancario. Entrambi gli istituti si sono mossi nella direzione della scelta degli advisor. Il Banco, da parte sua, negli ultimi tempi avrebbe ragionato in maniera sempre più intensa con Ubi, che a sua volta varerà il progetto Spa entro ottobre.
Prysmian collega Inghilterra e Norvegia
Commessa da mezzo miliardo per cavi sottomarini. Il contratto assegnato a Prysmian prevede la fornitura e l'installazione di cavi sottomarini e interrati per un'interconnessione sottomarina ad alta tensione in corrente continua. Il primo trimestre del 2015 si è chiuso con ricavi in crescita del 5,9% a 1,753 miliardi di euro e un margine operativo lordo (Ebitda) di 120 milioni in miglioramento del 53,4%. Per fine anno confermiamo di poter raggiungere un'Ebitda tra i 560 e i 610 milioni di euro.
In Borsa bufera sul risparmio gestito
Il monito della Consob dell'altro ieri su di una maggior tutela dei clienti dei fondi (il caso Mifid 2) esteri ed estero-vestiti si è abbattuto con forza sui titoli del risparmio gestito. Nella vendita di fondi non si deve badare solo al ritorno economico dell'intermediario ma anche a soddisfare gli interessi dei sottoscrittori. Per Azimut infatti arrivano a rappresentare il 20% del totale ricavi della società, Mediolanum supera il 12% mentre secondo le stime degli analisti Banca Generali arriva al 9% e Anima è al 4%.
Sia Azimut che Mediolanum hanno lasciato sul terreno oltre il 7% della loro capitalizzazione, in forte calo anche Banca Generali. Perdite più contenute per Anima (-1,7%) e Fineco (-2,3%). In Borsa sono stati venduti soprattutto i titoli delle società che hanno un forte peso nella distribuzione di fondi esteri ed estero-vestiti. È sui quei prodotti che si annidano i maggiori ritorni per le case del risparmio gestito sotto forma di commissioni di performance e di tassazione agevolata dato che sono basati in Irlanda e Lussemburgo.
Negli ultimi tre anni Azimut è salita del 254%; Mediolanum del 207% e Banca Generali del 251%. Anima e Fineco quotate nel 2014 hanno realizzato l'81% e il 69% a un anno, rispettivamente. Più i sottoscrittori di fondi aumentano, più i mercati salgono, più gli asset manager corrono in Borsa. Il vero pericolo per loro e per i fondisti è nelle tempeste finanziarie. Più che alle commissioni di performance gli investitori dovrebbero badare al tono delle Borse e dei bond.